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Tra storia e leggenda    


Narra la leggenda che sul monte di Pratofiorito sorgesse il tempio di Diana, sui ruderi del quale sarebbe stata edificata la chiesa monumentale di S. Cassiano di Controne.

Questa leggenda, tuttavia, sembrerebbe confermare il fatto che Pratofiorito, in epoca medievale e moderna, era considerato la meta dei raduni diabolici delle streghe della Lucchesia. Ma cosa c’entra il mito di Diana con la storia delle streghe? Il mito pagano di Diana, insieme a quello cristiano di Erodiade, è considerato la fonte originaria della stregoneria. Diana, infatti, rappresenta la signora della notte, della caccia, della libertà nella natura, mentre Erodiade (Salomè), condannata a vagare in compagnia della sua malvagità per aver chiesto e ottenuto la vita del Battista, rappresentava la sofferenza nella trasgressione, lenibile soltanto mediante notturne e segrete cerimonie.

Sia il culto di Diana che di Erodiade mantennero fino al XII secolo un carattere sostanzialmente benefico; saranno poi le raffinate trattazioni dei domenicani a configurare la strega come un essere diabolico da perseguitare ed estinguere. Nei fondi dell’Archivio di Stato di Lucca è conservato un processo risalente al 1589, nel pieno della “caccia alle streghe”. Ebbene l’imputata è una certa Crezia di Agostino Mariani dalla Pieve di San Paolo accusata di frequentare il sabba, di uccidere bambini e adulti mediante suzione di sangue, nonché di usare per scopi malefici medicamenti e formule magiche.

Prima di essere condannata a morte, mentre era sottoposta a lancinanti torture, Crezia confessò di essersi cosparsa d’unguento e di essere volata, insieme alle compagne, a Pratofiorito per partecipare alla festa orgiastica con il demonio…


(Bibliografia: E. Galasso Calderara, C. Sodini, “Abratassà - Tre secoli di stregherie in una libera Repubblica”, Maria Pacini Fazzi editore, Lucca 1989)


 
 

 
 
Eroiade (Salomé)
 
Cenni Storici    
 
Le prime tracce di insediamento umano risalgono all’VIII secolo a.C. con il ritrovamento di alcune tombe del popolo liguro-apuano. Un ritrovamento è stato proprio fatto a pochi passi dalla nostra azienda e ora la tomba è gelosamente custodita nel Museo Nazionale Villa Guinigi di Lucca.

Il popolo liguro-apuano usava la nostra zona per transumanza. Intorno al 200 a.C. la zona pagò duramente l’aiuto dato ad Annibale durante la seconda guerra Punica, in quanto quando i Romani alla fine della guerra ebbero la meglio: deportarono per sottoporre a schiavitù 60.000 liguri-apuani nella regione del Sagno. La zona rimase sotto il dominio romano sino al giorno della sua caduta e di questo periodo non ci sono tracce eccetto la toponomastica, come ad esempio “CASTRO” (accampamento) che a tutt’oggi è una località vicina a noi.

Dopo la caduta dell’impero romano le tracce si perdono sino all’anno 1000 d.C., quando ritroviamo sui registri Vescovili la testimonianza che le popolazioni locali pagavano un dazio al vescovo di Lucca. Nel 1245 l’imperatore Federico II concedette la zona ai Lucchesi in compenso della loro fedeltà. A partire da questo momento i nostri verdi pascoli seguirono le sorti di Lucca e della Vicaria di Val di Lima e rappresentarono la sentinella avanzata della Repubblica lucchese sul confine coi Modenesi.

Negli anni successivi la zona rimase nascosta tra i suoi boschi, senza lasciare importanti tracce e vivendo nell’anonimato, sino a quando, verso la seconda metà del XIX secolo, il fenomeno migratorio oltre Oceano, principalmente in America, e al di là delle Alpi, acquistò una certa consistenza. Cominciò allora quel graduale spopolamento che, parzialmente frenato negli anni dal 1934 al 1940 e arrestato durante la guerra, riprese più intenso dal 1946 con l’emigrazione di interi gruppi familiari, che si avventuravano in terre sconosciute anche per un solo tozzo di pane.
 
 
Annibale
 
Federico II
 
 


 

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